THOMAS PAINE, figura preminente di due rivoluzioni, corse il rischio di essere impiccato per aver tentato di scatenarne una terza. Con tutto ciò, oggi è poco conosciuto. Ai nostri bisavoli egli apparve come una specie di Satana in terra, un sovversivo eretico, ribelle a Dio e al re. Si attirò la tenace avversione di tre uomini non legati fra loro: Pitt, Robespierre e Washington. I primi due volevano la sua morte, e il terzo nulla fece per evitargliela. Pitt e Washington lo odiavano perchè democratico; Robespierre per la sua opposizione all'esecuzione del re e al regno del terrore. Fu suo destino di essere sempre odiato dai governi e onorato dall' opposizione: Washington, mentre stava ancora combattendo gli inglesi, ebbe parole di grande lode per Paine; la Francia gli tributò grandi onori fino a quando non salirono al potere i giacobini; in Inghilterra, i più importanti statisti whigs lo incaricarono di redigere i loro proclami. Naturalmente anche Paine aveva i suoi difetti; ma fu per le sue virtù, che egli fu odiato e calunniato.
L'importanza di Paine sta nel fatto che egli propugnò una democrazia democratica. Nel secolo diciottesimo vi erano democratici fra gli aristocratici francesi e inglesi, fra i filosofi e fra i ministri "non conformisti": ma tutti esponevano le loro teorie politiche in una forma che poteva essere comprese soltanto da persone colte. Paine, con i suoi scritti, non disse nulla di nuovo, ma fu ugualmente un innovatore perchè si espresse in forma semplice, chiara ed elementare, tale cioè da poter essere apprezzata da qualsiasi persona intelligente. Ciò lo rese pericoloso; quando poi a queste colpe si aggiunse la polemica antidogmatica, i difensori del privilegio colsero l'occasione per colmarlo di ingiurie.
I primi trentasei anni della sua vita non misero in luce il talento che mostrò negli anni successivi. Nacque a Thetford nel 1739, da una povera famiglia di quacqueri, e frequento la locale scuola elementare fino all'età di tredici anni. Fece poi il frabbicante di busti: ma non era fatto per una vita tranquilla, e a diciassette anni tentò di arruolarsi sulla Terrible, nave corsare comandata da un capitano chiamato Morte. I suoi genitori glielo impedirono, e cosi, probabilmente, gli salvarono la vita, poichè di duecento uomini della ciurma, poco dopo ne morirono centosettantacinque in combattimento. Allo scoppio della guerra dei Sette Anni, però, riusci a imbarcarsi su un'altra nave corsara, ma nulla si sa della sua breve avventura marinara. Nel 1758, a Londra, riprese a fabbricare busti; l'anno seguente si sposò. La moglie gli morì dopo pochi mesi. Nel 1763 divenne daziere e due anni dopo fu licenziato perchè aveva dichiarato di aver eseguito delle ispezioni, mentre in realtà si trovava a casa a studiare. Essendo poverissimo, fece l' insegnante con una paga di dieci scellini la settimana e provò anche a intraprendere la carriera ecclesiastica, ma, assunto di nuovo come daziere a Lewes, potè evitare quella estrema soluzione. Sposò una quacquera dalla quale si separò formalmente nel 1774, per motivi non noti. In quell'anno perse di nuovo l'impiego, sembra per aver organizzato una petizione di dazieri che rivendicavano miglioramenti salariali. Dovette vendere tutto ciò che possedeva per pagare i debiti e aiutare la moglie: si trovò così di nuovo ridotto alla miseria. Recatosi a Londra per presentare in parlamento la petizione dei dazieri, vi conobbe Benjamin Franklin, che riportò di Paine una buona impressione. Avvenne così che, nell 'ottobre 1774, Thomas Paine si imbarco per l'America, con una lettera commendatizia di Franklin che lo definiva "un giovane d'ingegno".
Giunto a Philadephia, cominciò ad essere apprezzato come scrittore, e ben presto divenne direttore di un giornale. La sua prima pubblicazione, nel marzo 1775, fu un violento articolo contro la schiavitù e il commercio degli schiavi. Qualunque cosa dicessero i suoi amici americani, sempre un irriducibile antischiavista. Sembra sia stato per sua influenza che Jefferson inserì, nell'abbozzo della Dichiarazione d'indipendenza, il passo riguardante questo argomento, che però in seguito fu tolto. Nel 1775 la schiavitù esisteva ancora in Pennsylvania dove fu abolita con un Act del 1980, di cui Paine scrisse il preambolo.
Paine fu uno dei primi, se non il primo, a sostenere la completa indipendenza degli Stati Uniti. Nell'ottobre 1775, quando persino coloro che in seguito firmarono la Dichiarazione di indipendenza, speravano soltanto in un compromesso col governo britannico, egli scriveva: "Non esito a credere che l'Onnipotente finalmente separerà l'America dalla Gran Bretagna. Chiamatela indipendenza o come volete, se è la causa di Dio e dell'umanità, essa riuscirà vittoriosa. E Quando l'Onnipotente ci avrà benedetti e avrà fatto di noi un popolo dipendente solo da lui, allora possa il nostro primo gesto di gratitudine essere l'abolizione del commercio di schiavi negri, la mitigazione del loro duro destino, e, quanto prima, la loro liberazione". Fu per amore della libertà che Paine fece sua la causa dell' America: libertà dalla monarchia, dalla aristocrazia, dalla schiavitù e da ogni specie di tirannia. Durante gli anni più duri della guerra di indipendenza, egli passò le sue giornate combattendo, e le sue notti compilando infiammati proclami, pubblicato sotto il titolo "Common Sense". Questi suoi scritti ebbero enorme successo e contribuirono efficacemente alla vittoria. Dopo che i britannici ebbero incendiato la città di Falmouth, nel Maine, e di Norfolk, nella Virginia, Washington scriveva il 31 gennaio 1776 a un amico: "Qualche altro incendiario argomento simile a quello di Falmouth e di Norfolk insieme alle giuste dottrine e agli inconfutabili ragionamenti contenuti nell' opuscolo Common Sense, non lasceranno molta gente indecisa sulla necessità della separazione". Gli scritti di Paine riguardano quel momento e quella situazione, ed hanno, oggi, soltanto un interesse storico; ma la trama del pensiero è sempre di attualità. Il conflitto non è solo col re, ma anche col parlamento: "Non v'è alcuno più geloso dei propri privilegi, di quanto non lo siano gli appartenenti alla Camera dei Comuni: la ragione è ovvia: quei privilegi sono materia di baratto". Non era possibile confutare tale accusa. Vi si trovano validi argomenti in favore di una repubblica e contro la teoria che la monarchia impedisca la guerra civile. "La monarchia e la successione", dice Paine alla fine di un compendio della storia inglese, "hanno ridotto... il mondo a ferro e a fuoco. E' una forma di governo contro cui fa testimonianza la parola di Dio e il sangue versato per colpa sua". Nel dicembre 1776, in un momento in cui le sorti della guerra erano avverse, Paine pubblicò un opuscolo, The Crisis, che inizia con queste parole: "Questi tempi mettono alla prova gli uomini veri. Il soldato e il patriota, abituati a combattere quando tutto va bene, si sottrarranno, in questa crisi, al servizio del paese; ma chi resiste ora merita la gratitudine e l'amore di tutti". L'opuscolo fu letto alle truppe e Washington espresse a Paine il proprio riconoscimento. Pochi scritti furono tanto letti in America, e Paine avrebbe potuto realizzare grossi guadagni, ma rifiutò sempre ogni compenso. Alla fine della guerra di indipendenza, egli era universalmente stimato negli Stati Uniti, ma tuttora povero. Una legislatura, perciò, gli concesse una somma in denaro e un'altra gli assegnò una proprietà, cosicchè egli potè sentirsi tranquillo per il resto della vita.
Passò allora dalla politica all'ingegneria e dimostrò la possibilità di costruire ponti in ferro con luce maggiore di quanto, in precedenza, si ritenesse possibile. Si recò in Inghilterra dove fu ricevuto cordialmente da Burke, dal duca di Portland e da altri notabili whigs. Portò con se un grande modello del suo ponte in ferro, da lui costruito a Paddington, che fu lodato da eminenti ingegneri. Sembrava che egli avrebbe trascorso il resto della sua vita come inventore. Anche la Francia era interessata ai ponti di ferro, e Paine nel 1788 si recò a Parigi per trattare con La Fayette e sottoporre i suoi progetti all'Accademia delle Scienze. Il giudizio, dopo le prime esitazioni, fu favorevole. Dopo la caduta della Bastiglia, La Fayettedecise di consegnare le chiavi della prigione a Washington, e affidò a Paine l'incarico di recarla oltre Atlantico. Dovendo Paine trattenersi in Europa per i suoi lavori, scrisse una lunga lettera a Washington, informandolo che avrebbe incaricato qualcuno dell'onorifica missione. "Questo è il primo trofeo delle spoglie del dispotismo, e il primo maturo frutto dei principi americani trapiantati in Europa", dice la lettera accompagnatoria, e poi continua:"Non ho il minimo dubbio sul pieno successo della Rivoluzione Francese". Termina ricordando il suo ponte: "Ho costruito un ponte a una sola arcata, lungo ventisette metri e alto due metri dalla corda d'arco".
Divideva la sua atticità fra la progettazione di ponti e rivoluzioni. Gradualmente fu questa attività che prevalse. Allo scopo di promuovere un forte movimento rivoluzionario in Inghilterra, egli scrisse "I diritti dell'uomo", cui egli deve principalmente la sua fama di democratico. Questo lavoro considerato sovversivo durante la reazione antigiacobina, stupisce il lettore moderno per la moderazione e il buon senso. E' una risposta a Burke e tratta per esteso gli avvenimenti francesi contemporanei. La prima parte fu pubblicata nel 1791, la seconda parte nel febbraio 1792; pertanto, non c'era bisogno ancora di giustificare la rivoluzione. Vi si trovano pochi richiami ai diritti naturali; molte e giuste, invece, le considerazioni sul governo britannico. Burke aveva sostenuto che la rivoluzione del 1688 legava per sempre l'inghilterra al dominio dei sovrani nominati dall'Act of Settlement. Paine ribattè che è assurdo ipotecare il fututo e che le costituzioni non sono eterne, ma devono essere rivedute, quando occorra.
"I governi", egli dice, " possono avere tre caratteri diversi. Primo, la superstizione; secondo, la potenza; terzo, i comuni interessi della società e i comuni diritti dell'uomo. Il governo affetto da superstizione è governo clericale; il governo assetato di potenza è governo di conquistatori; il governo ispirato al bene della comunità è governo di ragione". I primi due si fondono facilmente: "La chiave di San Pietro e la chiave del Tesoro si unirono insieme e l'attonita moltitudine, ingannata, adoro le chiavi". Osservazioni di carattere generale come questa sono, tuttavia, rare. La maggior parte del lavoro si impernia sulla storia francese dal 1789 alla fine del 1791; segue un confronto fra la costituzione britannica e quella francese del 1791, vantaggioso naturalmente per quest'ultima. Bisogna ricordare che nel 1791 la Francia era ancora una monarchia. Paine era repubblicano e non lo nascondeva, ma nei "Diritti dell'uomo" non fa l'apologia della repubblica. Escluso qualche breve passo, il libro è in sostanza un appello al buon senso.
Come fece in seguito Cobbett, egli criticava la politica finanziaria di Pitt, con argomenti che avrebbero dovuto interessare qualsiasi cancelliere dello Scacchiere. Egli parla di "Potter" e della sua campagna della carta moneta nello stesso stile caratteristico di Cobbett. Si deve ai suoi scritti sulla finanza, se la vecchia ostilità di Cobbett si trasformò in ammirazione.
Il suo stile è chiaro, vigoroso e schietto, ma non ingiuroso come quello dei suoi avversari. Ciò nonostante, Pitt decise di inaugurare il suo regno del terrore, processando Paine e sopprimendo "I diritti dell'uomo". Secondo Lady Hester Stanhope, nipote di Pitt, egli "soleva dire che Tom Paine era nel giusto, ma", aggiungeva, " che cosa debbo fare? Se dovessi incoraggiare le opinioni di Tom Paine, mi farei complice di una sanguinosa rivoluzione". Paine rispose con sprezzanti infiammati discorsi. Era il momento dei massacri di settembre, e i tories inglesi reagivano con crescente violenza. Il poeta Blake, che aveva più senso pratico di Paine, lo convinse che rimanere oltre in Inghilterra poteva significare l'impiccagione. Paine sbarco in Francia, sfuggendo per poco all'arresto.
Inghilterra e Francia non erano ancora in guerra, ma Dover e Calais appartenevano a due mondi diversi. Paine, cittadino onorario francese, era stato eletto alla Convenzione in tre divers collegi, fra cui Calais che gli dava il benvenuto. "Come il vapore attracca al molo, è accolto da una salva di batteria; applausi risuonano lungo la riva. Appena il rappresentante di Calais pone piede sul suolo francese, i soldati gli fanno strada, gli ufficiali lo abbracciano, la coccarda nazionale gli è appuntata al petto."
Giunto a Parigi, Paine mostrò più amore del bene pubblico che prudenza. Nonostante i massacri, sperava ancora in una rivoluzione moderata come quella americana. Fece amicizia con i girondini, si rifiutò di criticare La Feyette in disgrazia, e continuò, da americano, a ringraziare Luigi XVI per il contributo dato alla liberazione degli Stati Uniti. Si oppose fino all'ultimo all'esecuzione del re inimicandosi i giacobini. Dapprima f espulso dalla Convenzione, e in seguito imprigionato come straniero. Rimase in prigione per tutto il periodo di Robespierre, e alcuni mesi dopo. La responsabilità di queste odiose misure non era tutta dei francesi: il ministro americano, governatore Morris, vi aveva la sua parte. Federale, parteggiava per l'Inghilterra contro la Francia; inoltre sentiva vecchi rancori contro Paine, che aveva svelato la condotta disonesta di un amico di Morris durante la guerra d'Indipendenza. Morris dichiarò che non essendo Paine americano, non poteva intervenire in suo favore. Washington, che stava segretamente negoziando con l'Inghilterra il trattato di Jay, fu ben lieto che Paine fosse nell'impossibilità di informare il governo francese sulle correnti reazionarie in America e non potesse nuocere alle trattative in corso. Scampato alla ghigliottina, Paine si ammalò gravemente. Morris, nel frattempo, fu sostituito da Monroe, quello dell'omonima dottrina, che ottenuto immediatamente il rilascio, lo accolse nella sua casa e lo curò amorevolmente per diciotto mesi.
Paine rimase all'oscuro delle mene di Morris, ma seppe dell'atteggiamento di Washington e non gli perdonò. Dopo la sua morte, saputo che si stava erigendo una statua al grande uomo, indirizzo allo scultore questi versi:
Prendi dalla miniera la pietra più fredda e dura, non occorre modellarla: è Washington. Ma se vorrai scolpirla, fà che il tratto sia grossolano, e sul suo cuore incidi: Ingratitudine.
Non furono mai pubblicati. Ma si conosce anche una lettera lunga e amara, diretta a Washington nel 1796 che terminava così: "E quanto a voi, signore, siete in privato un traditore dell'amicizia, proprio nel momento del pericolo, e un ipocrita nella vita pubblica e il mondo si domanderà se siete uno spergiuro o un impostore; se avete abbandonato i buoni principi, o se ma ne avete avuti". Soltanto a coloro che conoscono il Washington della leggenda, queste parole possono sembrare ingiuste.
Il 1796 era l'anno della prima lotta per la presidenza tra Jefferson e Adams, Washington appoggiava quest'ultimo, sebbene fosse di tendenze monarchiche e aristocratiche. Inoltre Washington parteggiava per l'Inghilterra contro la Francia, e faceva il possibile per impedire il diffondersi di quei principi repubblicani e democratici, ai quali doveva la sua ascesa. Le invettive di Paine non erano quindi senza giustificazione.
Per Washington sarebbe stato meno facile lasciare che Paine languisse in prigione, se quell'uomo impetuoso non avesse trascorso gli ultimi giorni di libertà dando letteraria espressione alle opinioni teologiche che egli e Jefferson avevano in comune con Washington e Adams. Qesti ultimi, tuttavia, cercavano di evitare ogni manifestazione men che ortodossa. Pur prevedendo la prigione, Paine aveva cominciato a scrivere "The age of reason" e venne arrestato sei ore dopo aver terminato la prima parte. Vi si attaccavano molti di coloro che avevano le stesse idee politiche di Paine. A parte alcuni passi di cattivo gusto, il libro contiene ben poche cose che non meritino l'approvazione dei religiosi di oggi. Nel primo capitolo si legge: "Io credo in un unico Dio e spero nella felicità dopo questa vita. Credo nell'uguaglianza fra gli uomini. I doveri religiosi si compendiano nella giustizia, nella pietà e nell'amore del prossimo". Non erano parole vane. Dal momento della sua prima partecipazione alla vita pubblica (la sua protesta contro la schiavitù risale al 1775) fino al giorno della sua morte, Paine si oppone costantemente a ogni forma di crudeltà, fosse voluta dal suo partito o dagli avversari. Il governo inglese, a quei tempi, era una spietata oligarchia che si serviva del parlamento per sfruttare le classi meno abbienti. Paine propugnò riforme politiche per frenare questi abusi e dovette fuggire per avere salva la vita. In Francia, essendosi opposto a inutili spargimenti di sangue, fu gettato in carcere, e a stento scampò alla pena di morte. In America, essendosi opposto alla schiavitù e avendo sostenuto i principi della Dichiarazione d'indipendenza, fu abbandonato dal governo nel momento che la sua collaborazione sarebbe stata più necessaria. Se la vera religione consiste, come egli sosteneva, "nella giustizia, nella pietà e nell'amore del prossimo", non c'era nessuno tra i suoi oppositori che a buon diritto potesse essere considerato veramente religioso.
La maggior parte di "the age of reason" critica il Vecchio Testamento dal punto di vista della morale. Oggigiorno, tranne pochi fanatici, non v'è nessuno che consideri i massacri di uomini donne e fanciulli menzionati nel Pentateuco e nel Libro di Giosuè come esempi di giustizia; ma al tempo di Paine era da empi criticare gli ebrei, visto che il Vecchio Testamento li approvava. Molti pii ecclesiastici replicarono. Il vescovo di Llandalff, il più liberale fra questi, ammise che alcuni parti del Pentateuco non erano state scritte da Mosè, e che qualche salmo non era di origine dividica. Per tali concessioni suscitò le ire di Giorgio III, e perdette ogni possibilità di trasferimento a sede più ricca. Alcune risposte del vescovo a Paine sono piuttosto curiose. In "the age of reason", l'autore osava dubitare che Dio avesse realmente comandato il massacro dei madianiti, uomini e donne, ad eccezione delle nubili. Indignato, il vescovo replicò che le ragazze furono risparmiate non per scopi immorali, come Paine sembrava insinuare, ma per essere ridotte in schiavitù, il che secondo il vescovo non era moralmente biasimevole. Gli ortodossi di oggi non ricordano che cos'era l'ortodossia centoquaranta anni fa. E hanno dimenticato che uomini come Paine, nonostante le persecuzioni, promossoro una vigorosa battaglia contro il rigorismo dei dogmi, avvantaggiandone la nostra epoca. A lui fu persino negata dai quacqueri la sepoltura nel loro cimitero. Pochissima gente seguiva la salma.
Dopo "the age of reason" Paine non scrisse più cose di notevole risonanza. Ripresosi da una lunga malattia, non provò alcun interesse per la Francia del Direttorio e del Primo Console. Napoleone non lo tratto male, ma non gli conferì incarichi, a parte quello rischiosissimo di agente rivoluzionario in Inghilterra. Preso da nostalgia per l'America, ricordando i primi successi e la popolarità godutavi, desiderò aiutare i sostenitori di Jefferson contro i federalisti. Ma il timore di essere catturato dagli inglesi, che lo avrebbero certamente impiccato, lo trattenne in Francia fino al trattato di Amiens. Finalmente, nell'ottobre 1802, sbarcò a Baltimore e subito scrisse a Jefferson, divenuto nel frattempo presidente: "Sono arrivato sabato da Le Havre, dopo una traversata di sessanta giorni. Ho alcune casse di modelli e ruote, eccetera, e appena potrò ritirarle dal bastimento e sistemarle sul vapore di Georgetown, verrò a porgervi i miei ossecqui. il vostro obbligatissimo concittadino, Thomas Paine". Egli non dubitava che tutti i suoi vecchi amici, a eccezione di quelli che erano passati ai federali, gli avrebbero dato il benvenuto. Ma non fu così. Thomas Jefferson aveva condotto una dura campagna per la presidenza, e l'arma più efficace contro di lui, usata senza scrupoli da tutti i partiti, era stata l'accusa di irreligiosità. Gli avversari lo accusavano di troppa intimità con Paine e chiamavano la coppia: "i due Tom". Venti anni dopo, Jefferson, ancora sbigottito dalla bigotteria dei suoi compatrioti, a un pastore unitariano che desiderava pubblicava una sua lettera, disse: "No, mio caro signore, no, per tutto l'oro del mondo!... E' più facile far ragionare un pazzo piuttosto che un atanasiano... Tienimi pertanto lontano dal rogo di Calvino e della sua vittima Serveto".
Paine fu trattato cortesemente, e non ebbe motivo di lamentarsi, ma le vecchie, care amicizie erano morte. In altri ambienti si trovò ancora peggio. Il dottor Rush di Philadelphia, uno dei suoi vecchi amici americani ruppe ogni rapporto con lui. Scriveva: "Le idee da lui manifestate in "the age of reason" sono così ingiurose per me, che non desidero rinnovargli la mia amicizia".
Nel suo rione ebbe a subire molestie e scortesie. Tre anni prima dalla sua morte, gli fu impedito col pretesto che era straniero. Fu calunniato di immoralità e intemperanze e trascorse i suoi ultimi anni in povertà e solitudine. Stava morendo, quanto due pastori invasero la sua stanza per cercare di convertirlo; li congedò semplicemente: "Lasciatemi solo. Buon giorno!" Morì nel 1809. Gli ortodossi crearono il mito della sua ritrattazione in punto di morte che fu creduta da molti. La sua fama postuma fu maggiore in Inghilterra che in America. Era considerato illecito pubblicare i suoi lavori e molti andarono in prigione per averlo fatto. L'ultimo processo per questo motivo fu quello a carico di Richard Carlile e di sua moglie nel 1819: egli fu condannato a tre anni di carcere e a una multa di millecinquecento sterline; la moglie a un anno e cinquecento sterline.
In quell'anno Cobbett fece trasferire le osse di Paine in Inghilterra, dove ebbe fama di eroe nella lotta per la democrazia. Le sue ossa, però, non ebbero definitiva sepoltura. Moncure Conway, biografo di Paine che curò anche l'edizione delle sue opere, scrive che il monumento progettato da Cobbett non fu mai eretto. L'arrivo della salma sollevò molta agitazione in parlamento e in municipio. Un banditore municipale di Bolton fu incarcerato per averne annunciato lo sbarco. Nel 1836 le ossa passarono, con i beni di Cobbett, nelle mani di un curatore, West. Poichè il Lord Cancelliere si era rifiutato di considerarle un effetto patrimoniale, fino al 1844 furono conservate da un vecchio operaio, e poi passarono al mobiliere B. Tilley, 13 Bedford Square, Londra. Nel 1854 il reverendo R. Ainslie, unitariano, dichiarò a E. Truelove di possedere il teschio e la mano destra di Thomas Paine, ma eluse altre domande. Non ne rimase alcuna traccia, nè del teschio nè della mano destra.
Varia fu l'influenza di Paine nel mondo. Durante la rivoluzione americana suscitò entusiasmo e ispirò fiducia, facilitandone la vittoria. In Francia la sua popolarità fu breve e superficiale, ma in Inghilterra inaugurò l'ostinata opposizione della plebe radicale alla lunga tirannia di Pitt e Liverpool. Le opinione di Paine sulla Bibbia, sebbene colpissero i suoi contemporanei più del suo unitarianismo, erano tali che potrebbero oggi essere sostenute da qualsiasi prelato. I suoi veri seguaci furono gli uomini che agirono nel movimento sorto da lui, quelli che Pitt imprigionò, quelli che soffriranno a causa dei Six Acts: owenisti ( seguaci di Robert Owen, industriale inglese e teorico socialista), cartisti ( in Inghilterra si chiamarono Chartist gli agitatori sociali che sorsero, nel 1837, per chiedere il suffragio universale e altre riforme parlamentari specificate nei Six Acts del documento denominato "The people's Charter"), sindacalisti e socialisti. A tuttu questi difensori degli oppressi Paine diede un esempio di coraggio, umanità e sincerità. Non antepose mai all'interesse pubblico i calcoli personali. Come sempre accade, il mondo l punì per il suo altruismo: la sua fama sarebbe molto maggiore se fosse stato meno generoso.
Tratto dal saggio "Perchè non sono cristiano" di Bertrand Russell